
A quale potenza pedalare nell'Ironman?
- Scritto da Davide

Pedalare senza riferimenti nel corso di un triathlon di lunga distanza è un pò come giocare d'azzardo, con il rischio concreto di perdere tutto quanto puntato.
Avere dei parametri da rispettare, specialmente nella frazione ciclistica (la più controllabile) è fondamentale per non compromettere la corsa e quindi l'esito finale.
Ora penserai: "ok, ma nel triathlon la bici non è la prima frazione, il nuoto non lo programmo?"
Ovviamente una gestione totalmente sopra le righe è da escludere, ma è altresì vero che, in acque l'ibere, l'intensità è spesso condizionata da:
> situazioni esterne;
> capacità di "sentire" il ritmo in gara.
Quindi si tende a nuotare a sensazione (che non significa nuotare senza logica), mentre nella frazione finale, podistica, la gestione della maratona viene sì pianificata, ma è strettamente correlata alle condizioni psico-fisiche dell'atleta in quel momento, richiedendo spesso un piano B, o C.
Per questo, in un Ironman, la frazione pianificabile scientificamente è quella ciclistica.
Con l'avvento dei misuratori di potenza, molti ricercatori hanno sviluppato dei sistemi di pianificazione utili ad evitare pericolosi "all-in", controllando l'intensità e lo stress accumulato.
È infatti d'opinione comune il concetto per cui, nel corso delle gare "long distance", la gestione dell'intensità in bici, forse non potrà dire chi vincerà, ma molto probabilmente dirà chi non lo farà.
E chi può dirlo meglio dei numeri?
Come?
Partendo da concetti noti, quali quelli di: FTP, IF, TSS e VI ed applicandoli al triathlon, disciplina in cui la gestione dell'intensità di ogni frazione è fondamentale per non avere ripercussioni negative.
Un breve ripasso.
> Partiamo dalla FTP.
Essa è considerata la potenza di soglia funzionale, teoricamente la massima potenza esprimibile per 60'.
Non è l'unico parametro metabolico utile e, spesso, viene sostituito con le metriche di CP / Critical Power.
> IF è il fattore d'intensità (NP/FTP).
Si è osservato come, in un Ironman, in determinati range di IF, la successiva prestazione nella maratona finale, non venisse compromessa.
IM Elite = 0,70-0,79 / AG = 0,60-0,70
70.3 Elite = 0,80-0,89 / AG = 0,70-0,79
> TSS / Training Stress Score
È il mezzo per quantificare lo stress (IF^2 x tempo in ore x 100). (NP/FTP).
> VI è l'indice di variabilità
(NP/Pmed)
Osservando la tabella ne consegue che, maggiori valori di FTP (o eventualmente, ancor meglio CP, se ricavata) a parità di IF garantiranno ovviamente un miglior tempo finale, variabile in funzione della capacità di resistenza del singolo atleta.
Un altro parametro da considerare è l'indice di variabilità.
Più questo valore è marcato, meno lo sforzo sarà stato uniforme: in un IM il VI dovrà essere 1,05.
Nei percorsi con presenza di salite, la strategia migliore consiste nel mantenere un ritmo costante, pedalando in discesa e non forzando in salita (il VI infatti aumenterebbe).
Questo garantirebbe che la potenza normalizzata non si sia discostata troppo dalla media, specialmente sui percorsi più impegnativi, con salite.
Resisti e non giocarti tutti i "jolly"!
La pianificazione deve poi considerare le caratteristiche dell'atleta (in quale frazione eccelle?), oltre ad analizzare gli allenamenti precedentemente svolti sul ritmo da mantenere in gara.
Basarsi sull'IF diventa fondamentale per non fallire, ma da solo non basta.
Serve pianificare una strategia nutrizionale e curare l'aerodinamica.
Come dico sempre, però: "i numeri dicono molto...non tutto!"
Bibliografia di riferimento: "How to “Cheat” by Using a Power Meter in an Ironman" di Joe Friel.
"The relationship of bike intensity and bike time in an Ironman Triathlon", Copyright Rick Ashburn, 2008.
