CAPACITA' CONDIZIONALI NEL CICLISMO: LA RESISTENZA  (introduzione)

Riprendiamo la rubrica sull'allenamento partendo dal fondamentale concetto di resistenza, una delle fondamentali capacitá condizionali proprie del ciclismo e di tutti gli sport ad alta componente "endurance".

In principio, quando la teoria e la metodologia dell'allenamento erano poco approfondite, si pensava che tutti coloro che praticavano sport di resistenza dovessero allenare quasi esclusivamente questa capacitá, trascurando le restanti, in particolare la forza in tutte le sue espressioni (che vedremo nei prossimi capitoli) oltre alla velocitá e alla mobilitá articolare.
Fortunatamente l'evoluzione del metodo e dei mezzi di allenamento ha fatto si che venissero rivisti alcuni concetti, pur non screditando completamente quanto di valido studiato in passato.
Nell'articolo si parla di resistenza, ovvero la capacitá psico-fisica di un atleta o di un qualsiasi soggetto di opporsi e resistere alla fatica, sia essa estesa a tutto l'organismo oppure limitata a singoli sistemi
(Weineck).
Parlare però di resistenza è alquanto limitante, infatti sarebbe buona cosa distinguere una resistenza generale o specifica se si analizza la pratica sportiva; una resistenza aerobica o anaerobica da un punto di vista dei meccanismi energetici; una resistenza breve, media o di lunga durata osservandone la durata ed infine le forme di resistenza alla forza, alla forza rapida ed alla rapiditá (forme di sollecitazione motoria).

Intraprendiamo questo cammino alla scoperta della resistenza dalle fondamenta, ovvero dalla resistenza di base, necessaria nella stragrande totalitá degli sport, al fine poi di lavorare nello specifico. Essa è in grado di: aumentare la performance sportiva, migliorare il recupero, ridurre i traumi e gli infortuni, aumentare la resistenza psichica a tollerare determinati carichi prolungati, ridurre gli errori al minimo e soprattutto migliorare lo stato di salute.


FATTORI DETERMINANTI LA PRESTAZIONE IN SPORT DI RESISTENZA:

- QUESTIONE DI… FIBRE MUSCOLARI
A seconda della ripartizione delle fibre muscolari ogni organismo sará differente e più portato a rendere in sport di resistenza o di forza. Le fibre a contrazione lenta sono chiamate fibre di tipo 1, mentre quelle a contrazione rapida vengono denominate di tipo 2 (a loro volta suddivise in categorie).
Geneticamente nel corpo umano, solitamente, vengono ripartite con un rapporto di 50:50, bensì soggetti dotati di attitudini di resistenza hanno un maggior numero di fibre lente, situazione inversa ovviamente per coloro che hanno maggior attitudine alla rapiditá, nei quali è possibile trovare un rapporto di addirittura 90:10!!!
A tal proposito risulta di fondamentale importanza la “trasformazione” di un limitato numero di fibre, per cui se un atleta praticante sport di forza si allena a lungo sulla resistenza vedrá, forse, modificare talune fibre veloci in lente. Il meccanismo inverso secondo alcuni studi (Arcelli in particolare) risulta ancora non possibile.

- QUESTIONE DI… DISPONIBILITA’ D’OSSIGENO
Uno dei fattori determinanti la performance e che subisce cambiamenti al seguito di più stimoli allenanti è, senza dubbio, la disponibilitá d’ossigeno.
Essa dipende essenzialmente dalla capillarizzazione, dalla nascita di vasi collaterali, dalla distribuzione di sangue a livello intramuscolare e dal contenuto di mioglobina.
L’allenamento migliora e sviluppa questi “parametri”, in particolare l’osservatore attento avrá focalizzato il proprio obiettivo sulla mioglobina e, vista l’assonanza con “emoglobina” ne definiamo i concetti. La mioglobina facilita e velocizza il processo di estrazione dell’ossigeno dal sangue capillare, mentre l’emoglobina è dedita al trasporto dello stesso O2 nel sangue.

- QUESTIONE DI… RISERVE DI ENERGIA
L’ossigeno non basta…glicogeno e grassi sono fondamentali per acquisire energia ed in particolare durata e intensitá di prestazione variano a seconda del contenuto di glicogeno intramuscolare.
Senza addentrarci nello specifico sul glicogeno ci sarebbe molto da dire, ma basti pensare come lo svuotamento di queste riserve comporti una netta riduzione della performance; va da sé che a concentrazioni più elevate di glicogeno prima di un determinato allenamento, la capacitá di resistenza sia mantenuta su alti standard di intensitá.
Queste riserve si comportano in maniera non lineare, infatti nei primi venti minuti di lavoro si assiste ad un decadimento repentino, successivamente fino a circa 60 minuti questo processo rallenta, anche grazie al meccanismo di combustione dei grassi.
L’allenamento fa si che queste riserve le quali, ogni volta esaurite vengono ricostituite, accrescano notevolmente fino a segnalare aumenti percentuali impensabili.

- QUESTIONE DI… CAPACITA’ AEROBICA
In una parola c’è tutto un mondo da scoprire, la fonte energetica cellulare: i mitocondri.
Prima si è parlato di glicogeno e grassi, ebbene la loro combustione (in presenza di ossigeno) dipende proprio dai mitocondri, i quali con l’allenamento di resistenza possono aumentare in numero, in dimensioni ed in superficie (fino a 3 volte).
Non sono solo i mitocondri però ad aumentare, con essi infatti crescono e si sviluppano gli enzimi della catena respiratoria (e ciclo acido citrico), agendo quindi anche sul sistema respiratorio.


Se questi fattori principali elencati determinano in positivo la prestazione, a loro volta, possono agire in maniera negativa, infatti una carenza di glicogeno può limitare la prestazione, proprio come un maratoneta, per le sue fibre muscolari, non sará mai un grande sprinter.
Questo succede anche nelle diverse discipline del ciclismo, pur essendo sempre uno sport di resistenza, dove però la specializzazione e soprattutto la metodologia dell’allenamento da una disciplina all’altra variano non di poco.

Questa introduzione generale alla resistenza era necessaria per capire l’azione biologica, senza addentrarci troppo nello specifico, del nostro organismo.
Si è volutamente tralasciato in questa introduzione, poiché merita un capitolo a sé stante, uno dei fattori determinanti, se non il principale responsabile, della resistenza: il VO2 max, ovvero la massima capacitá di consumo d’ossigeno, che analizzeremo nel prossimo capitolo.



Davide Zecchi
Dott. in Scienze Motorie