Conoscere i pressocettori per conoscere, meglio, il triathlon.
La curiosità del giorno può essere particolarmente interessante per i triatleti ma, in linea generale, stimolante per gli sportivi e non solo.
Avete presente quel particolare passaggio da posizione prona/supina a quella in stazione eretta, con tutto ciò che ne consegue? Capogiri compresi?

Ebbene, i pressocettori o barocettori sono dei recettori nervosi, posti nella parete dell'arco aortico, nel seno carotideo e nelle carotidi interne, i quali intervengono in modo rapido, con azione inibitoria o stimolante, in risposta alle variazioni di pressione.
⬆️ All'aumentare della pressione avviene un'azione cardioinibitrice, con riduzione della frequenza e della gittata cardiaca.
⬇️ Viceversa, al dimunuire della pressione, avviene il meccanismo opposto.

Prendiamo ora il caso di un triatleta.
Nel corso della 1° frazione, natatoria, semplificando il tutto al massimo: i recettori percepiranno uno stato di sostanziale quiete, in quanto la posizione del corpo sarà orizzontale.
A livello neurosensoriale tale posizione viene infatti percepita come una situazione scarsamente stimolante.
Il triatleta però sta nuotando, al massimo del suo impegno, con una FC non elevata in termini assoluti (rispetto alla sua FC max), ma elevata in termini relativi (riferiti alla FC max del nuoto), quindi in una situazione ben lontana dalla quiete.

Cosa succede in fase di uscita dall'acqua?
Ora, immaginate di alzarvi di colpo dal letto. Lo so, state pensando ai capogiri...

Immaginate ora un atleta, con una FC già elevata, che nell'iniziare a correre verso la zona cambio, subirà un'impennata della FC sia per lo sforzo relativo alla corsa, sia per la risposta barorecettiva al passaggio da stazione orizzontale a ritta-verticale.

🥴 Siete svenuti?
Spero di no.

Pensate però che accade, fortunatamente raramente, di finire "al tappeto" appena usciti dall'acqua.

L'argomento è molto, molto interessante. Semplificarlo così, mi rendo conto, è un peccato, in quanto altamente scientifico ed incredibilmente complesso.
Mi scuserete, spero, se l'ho reso il più semplice (e meno tecnico) possibile.